martedì 22 luglio 2008

I Volontari aclisti ravennati al parlamento europeo


COMUNICATO STAMPA Bologna,24-06-08.


Si è svolta lo scorso 18 giugno, la visita al Parlamento europeo di Strasburgo da parte del gruppo Acli, guidati dal presidente regionale dell’associazione, Walter Raspa. Il viaggio è stato organizzato dal capogruppo di Ravenna Bruno Pini in occasione del 15° anniversario di fondazione delle Acli e del 150° della costituzione del Parlamento Europeo. La visita si è articolata in due momenti: l’incontro con Margherita Bruzzone, funzionario del settore Comunicazione e assistente dell’eurodeputato Paolo Costa (Margherita), giunto solo in un secondo momento perché trattenuto dalla discussione sul no dell’Irlanda alla ratifica del Trattato di Lisbona. Al termine dell’incontro e del successivo dibattito ci si è trasferiti nell’aula del Parlamento, gremita, dove erano in corso le votazioni su alcuni emendamenti. Qui la seconda parte della visita: verso le 12 è iniziato l’intervento di Asma Jahangir, (relatrice speciale sulla libertà di culto e di religione al Consiglio dei diritti dell’uomo delle Nazioni Unite) invitata a Strasburgo in occasione dell’Anno europeo del Dialogo Interculturale, durante il quale, però, molti parlamentari hanno lasciato l’aula.
Struttura e funzioni del Parlamento europeo
L’edificio, un imponente costruzione in stile moderno a forma di emiciclo, grande all’incirca quanto 33 campi di calcio, è stato costruito con grandi ed ampie vetrate che simboleggiano la trasparenza dei lavori parlamentari. Nato nel 1958, ha svolto un ruolo sempre più importante: se nella sua prima fase aveva principalmente il compito di dare ammonimenti su questioni importanti ma non poteva legiferare e i suoi membri venivano eletti dai parlamenti nazionali, dal 1979 si ha l’elezione diretta da parte dei cittadini europei; oggi conta 775 deputati, dei quali 78 della delegazione italiana. Se il Trattato di Lisbona sarà ratificato entro l’anno, i parlamentari si ridurranno a 751 e quelli italiani a 73, per consentire la partecipazione anche agli stati più piccoli.
Le lingue ufficiali sono 23, compreso il gaelico d’Irlanda e le lingue di Romania e Bulgaria, annesse lo scorso anno. I deputati non si iscrivono a partiti, ma a “famiglie politiche”: tra le più rappresentate quella del partito popolare con 278 membri e del partito socialista con 215. I deputati non sono divisi in base alla propria nazionalità, bensì mescolati, ed intervengono parlando nella loro lingua madre che viene tradotta simultaneamente nelle 23 lingue . Circa 6000 persone tra funzionari e assistenti lavorano qui; in Italia, il Parlamento ha le sue sedi nazionali a Roma e Milano, nei cosiddetti Uffici di informazione, che svolgono un ruolo di mediazione tra la sede centrale e il cittadino. Ci sono 20 Commissioni parlamentari che si occupano di tutti i settori della vita pubblica, dalla politica estera al bilancio, oltre alle commissioni ad hoc, che devono approfondire le questioni di attualità come quella sul cambiamento climatico, ad esempio, presieduta dall’on. Sacconi. Il Parlamento ha un mandato di 5 anni, le ultime elezioni risalgono al 2004. Il Trattato di Lisbona, se ratificato entro l’anno, darebbe più poteri legislativi al Parlamento e allungherebbe il periodo in cui rimane in carica il presidente per rendere più continuativa l’attività di questa realtà istituzionale. Strasburgo fu scelta come sede del Parlamento europeo perché terra di confine tra Francia e Germania, in lotta tra loro per secoli, e da quel momento in poi avrebbe dovuto invece simboleggiare la pace tra i popoli. L’assistente ha poi risposto alle nostre domande.
Quale sarà l’orientamento dell’Unione europea in merito alla produzione dei biocarburanti che sta portando via i cereali destinati al fabbisogno alimentare, creando situazioni di emergenza in molti paesi del terzo mondo?
“Il dibattito è ancora in corso. Si tratterà di quantificare le esigenze per la coltura destinata ai biocarburanti e fare in modo che non possa interferire con i bisogni alimentari, è in atto un dibattito globale che non può prescindere dai tanti fattori chiamati in causa, come lo sviluppo dell’agricoltura, il prezzo del carburante che aumenta di giorno in giorno, le esigenze di eco sostenibilità che si fanno sempre più impellenti”.
La mancanza di un’unica lingua parlata in tutto il continente, la diversità culturale tra le varie nazioni non rendono ancora più difficile creare il senso di appartenenza all’Unione europea?
“Se è vero che ciascun paese è orgoglioso delle proprie radici, la diversità tra i vari Paesi è in realtà una sfida che vedo positivamente. I giovani, ad esempio, sono abituati a viaggiare e studiare all’estero (si pensi agli Erasmus), sono curiosi di incontrare persone e culture diverse. Il motto di quest’anno, Uniti nella diversità, sottolinea come l’Europa debba essere luogo di confronto e di incontro”.
Perché è così difficile informarsi sulle direttive dell’Ue?
“Gli strumenti per farlo ci sono: l’Ufficio informazioni in Italia, la Gazzetta Ufficiale, il sito internet forniscono le informazioni sui documenti approvati”.
L’intervento di Paolo Costa
A questo punto del dibattito è intervenuto l’on. Paolo Cosa per approfondire la questione. Non si tratta tanto di un difetto di comunicazione o di informazione, ha dichiarato, perché anche se i cittadini fossero informati su ciò che succede, non diamo per scontato che approverebbero. Manca piuttosto l’entusiasmo per l’Europa, che non è più quella degli anni ’50 e ’60, in cui fu lei a tirarci fuori dalla palude della guerra, ad aprire i mercati per le esportazioni dei prodotti industriali da un Paese all’altro, ad obbligare Francia e Germania a fare la pace, a tenere a freno le spinte seccessionistiche nei Paesi Baschi e nei Balcani, a portare insomma pace e prosperità per un lungo periodo. Prima l’Europa era il centro del mondo ed un piccolo fuoco di instabilità poteva avere conseguenze disastrose a livello internazionale, mentre oggi sono i conflitti in Siria, Iraq, Palestina ad avere questa caratteristica. Non c’è prosperità, il prezzo del petrolio aumenta e a ciò si può far fronte solo se l’Europa è davvero unita, diventando un unico produttore o un unico compratore. Il Trattato di Lisbona, in modo ancora titubante, cerca di conferire più poteri all’Ue, che con 500 milioni di elettori può competere con le grandi potenze emergenti: India, Cina, Indonesia, Brasile. In questo momento, nei Paesi in cui c’è la crisi economica, si pensa che la colpa sia dell’Europa unita, questo perché i capi di governo, quando ci sono risultati positivi, si accaparrano il merito e quando invece le cose vanno male, se la prendono con Bruxelles. Siamo in un periodo difficile, in cui non è più possibile tornare indietro: il prezzo dei carburanti non potrà scendere più di tanto. Sui biocarburanti, poi, l’Europa non ha il potere di legiferare, ma solo di dire: il 20% dei carburanti dovrà provenire da fonti alternative entro il 2020, nient’altro. Se in passato le decisioni dell’Europa venivano viste come una manna, oggi i capi di governo le accettano o le rifiutano in base a criteri meramente opportunistici”.
All’on. Costa, Walter Raspa ha chiesto un’opinione circa il mancato riconoscimento delle radici cristiane dell’Unione europea, al che l’on. Costa ha risposto che in fondo, se si legge attentamente l’articolo sui diritti fondamentali del cittadino europeo, si ritrova tutto il messaggio cristiano, anche se non è stato scritto in modo esplicito.
In seguito ci si è spostati nell’aula del Parlamento per ascoltare uno stralcio del discorso di Asma Jahangir sul dialogo interculturale. Quale relatrice dell’Onu il suo compito è quello di segnalare gli ostacoli all’interno delle comunità in cui sono presenti diverse etnie. Il Parlamento europeo ha sottolineato il ruolo fondamentale delle donne per la creazione del dialogo, è stato dichiarato nell’introduzione ai lavori, e Asma Jahangir ha lavorato molto in questo senso, attraverso varie iniziative. Si è poi sottolineata l’eccezionalità della sessione che nell’Anno europeo della Pari Opportunità ha voluto invitare una testimone che lo scorso anno ha pagato con il carcere la sua attività a favore del diritto alla libertà di culto.
La Jahangir ha ringraziato il Parlamento per essere stata invitata ed ha posto l’accento su alcune questioni che stanno alla base del dialogo interculturale: innanzitutto, per dialogo interculturale si intenda anche dialogo interreligioso, dato che la fede religiosa è parte del patrimonio culturale della persona, ma è altresì importante che anche a chi è ateo vengano garantiti gli stessi diritti .E’ importante riconoscere il contributo delle comunità ospiti alla comunità ospitante dal punto di vista culturale, ma rimane compito del governo e della società civile creare spazi per favorire il dialogo fra diverse culture. Ha poi raccontato l’esperienza in due diverse missioni, in Israele, nei paesi occupati, e a Belfast, dove ha visto persone di diverso credo religioso convivere pacificamente, ma trovare ostacoli proprio nella società, dove si è imposta sempre più una mentalità radicale e intransigente e nelle stesse linee di pace costruite artificialmente dai governi. Ha poi puntualizzato che nel dialogo interculturale devono essere coinvolti anche gli atei e coloro che hanno perso la passione nella loro fede; le donne, che tendono ad essere emarginate e sono la prime ad essere colpite dalle violazioni del diritto alla libertà di culto; infine, anche gli artisti possono sicuramente offrire molto, con il loro talento, alla società che vuole diventare tollerante.
Anna Cavallo

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